Durante la seconda guerra mondiale alcune collezioni furono razziate: parte dei quadri e dell’argenteria e tutti i tappeti, che ornavano le stanze e il corridoio. Si riuscì però a salvare moltissimo: oltre al mobilio, ceramiche, quadri e stampe.
Tra le ceramiche ricordiamo una preziosa raccolta di maioliche settecentesche, vasi di Savona, maioliche di Faenza e di Castelli d’Abruzzo, vasellame giapponese, vetri boemi e completi servizi da tavola in porcellana francese Pillivuit con monogramma.
Per quanto riguarda le stampe si ricordano in particolare le incisioni di Jacques Callot, Daniel Chodowiecki, Francesco Bartolozzi, Jean Balvay, Max Klinger ed altri importanti autori ora conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe del Civico Museo Sartorio.
A testimonianza del fascino che suscitava negli occidentali l’Estremo Oriente, Mario Morpurgo, raccolse un cospicuo nucleo di xilografie giapponesi che vanno dalla seconda metà del XVIII secolo agli inizi del XIX secolo e che hanno il loro più famoso esempio nell’Onda di Hokusai oggi visibile al Civico Museo di Arte Orientale
Ancora oggi, nei corridoi e nelle stanze è possibile ammirare una galleria di sessanta quadri e disegni tra i quali vanno ricordati: quelli più antichi eseguiti da artisti della cerchia di Luca Giordano, quelli di artisti di scuola italiana tra Sette e Ottocento, quali Giuseppe Borsato, Natale Schiavoni, Lorenzo Butti, Antonio Zona, Antonio Zuccaro, Domenico Morelli, Girolamo Induno, Tito Agujari, Federico Nerly, Luigi Nono, Giovanni Lessi, Emma Ciardi, Amalia Glanzmann; quelli di artisti dell’Ottocento di scuola francese, quali Charles Daubigny, Francois Bonheur e Paul Baudry; infine quelli appartenenti alla scuola austriaca e tedesca, pure ottocenteschi: Joseph Werner, Johann Ranftl e Bernardo Fiedler.
Per approfondire e conoscere nel suo complesso la collezione è possibile visitare il catalogo on line dei musei civici: beniculturali.comune.trieste.it